La comprensione attraverso l’esperienza.

La comprensione attraverso l’esperienza.

Oltre le porte del tempo. Copertura. Italiano.Il dottore in psichiatria Brian Weiss racconta le sue indagini iniziali alla ricerca di referenze sulla reincarnazione dopo i suoi primi passi nella tecnica della terapia di vite passate.

Dopo lo scetticismo iniziale, incomincia a indagare se altri terapeuti hanno fatto la stessa scoperta. Studia anche il modo come le diverse religioni considerano la reincarnazione, e la ragione per la quale i diversi credi monoteisti non l’hanno mantenuta nella loro dottrina, malgrado che alcuni dei loro seguaci riconoscano questa evidenza.


La comprensione attraverso l’esperienza.

Spesso, tra i nuovi pazienti o i partecipanti ai miei seminari, qualcuno mi confessa: «Dottor Weiss, mi interesserebbe molto provare la regressione, ma temo di avere qualche difficoltà ad accettare l’idea della reincarnazione».

Se anche voi la pensate così, sappiate che non siete gli unici. Molti pazienti, infatti, prima di sottoporsi alla regressione, devono affrontare questo problema, su cui spesso si concentrano le domande durante i miei seminari e le mie lezioni; fare così è ormai diventato parte della terapia. Prima del mio straordinario incontro con Catherine, io stesso ero estremamente scettico sull’idea della reincarnazione e sul potenziale curativo della terapia della regressione. Solo dopo anni mi sono deciso a rendere note le mie convinzioni e le mie esperienze.

Infatti, anche se il caso di Catherine aveva completamente mutato le mie opinioni sulla natura della vita e della guarigione, esitavo a rendere pubblica quest’esperienza perché avevo paura di essere considerato pazzo o per lo meno bizzarro da colleghi e amici.

D’altro canto, avendo curato con successo numerosi pazienti con la terapia della regressione, la sua efficacia mi appariva ormai indubbia. Sapevo di dover affrontare il problema, prima o poi, se non altro per alleviare il mio disagio. Mi recai dunque nella biblioteca della facoltà di Medicina per cercare delle pubblicazioni sull’argomento. Il clinico in me, logico e governato dall’emisfero sinistro del cervello, mi spingeva a questo tipo di approccio, e io volevo trovare qualcosa che confermasse la mia esperienza. Mi ero imbattuto nel ricordo di vite passate del tutto casualmente, attraverso l’ipnosi, quindi ero certo che, usando la stessa tecnica, altri psichiatri avessero avuto esperienze analoghe e speravo che qualcuno avesse avuto il coraggio di scriverne.

La ricerca fu molto deludente: trovai pochissimi studi, per quanto eccellenti, tra cui, per esempio, quello del dottor Ian Stevenson, che descriveva casi di bambini che sembravano ricordare particolari di vite passate, in gran parte verificati sul campo e confermati. Questo resoconto mi fornì delle prove inattaccabili sull’idea della reincarnazione, ma non riuscii a trovare quasi nulla che trattasse del valore terapeutico della regressione a vite passate.

Uscii dalla biblioteca più sconfortato di quando vi ero entrato. Com’era possibile? Grazie alla mia esperienza avevo ipotizzato che i ricordi delle vite passate potessero essere uno strumento terapeutico efficace nel trattamento di un ampio spettro di sintomi psicologici e fisici. Perché nessun altro aveva descritto niente del genere? Inoltre, perché nella letteratura scientifica non si accennava mai a ricordi di vite passate riemersi durante sedute di ipnoterapia? Mi sembrava impossibile di essere l’unico ad avere avuto esperienze del genere. Sicuramente anche altri professionisti ne avevano avute.

Con il senno di poi, mi rendo conto solo ora che cercavo qualcuno che avesse già fatto il lavoro che avrei poi intrapreso. In quel periodo mi chiedevo soltanto se esistessero altri psichiatri timorosi, come me, di farsi avanti. Terminate le mie ricerche, infatti, ero diviso tra la forza e la concretezza delle mie esperienze dirette e la paura che le mie idee e le mie nuove convinzioni sulla vita dopo la morte e sulle figure dei Maestri non fossero personalmente e professionalmente «accettabili».

Decisi allora di cercare aiuto presso un’altra disciplina. Ricordavo, grazie al corso di Storia delle religioni frequentato alla Columbia University, che le principali tradizioni orientali, l’induismo e il buddismo, si fondano sulla reincarnazione e vedono il concetto di vite precedenti come un aspetto integrante della realtà. Avevo imparato anche che la tradizione islamica dei Sufi sviluppa il tema della reincarnazione attraverso la poesia, la danza e i canti.

Non potevo credere che nel corso di migliaia d’anni, nell’intera storia delle religioni occidentali, nessuno avesse scritto una riga su esperienze analoghe alla mia. Non potevo essere stato il primo ad avere queste informazioni. In seguito venni a sapere che, sia nell’ebraismo che nel cristianesimo, le radici della reincarnazione sono molto profonde.

Nell’ebraismo, il concetto fondamentale di reincarnazione, detta gilgul, esistette per migliaia di anni e rimase uno dei pilastri della fede ebraica fino a metà del XIX secolo, quando l’esigenza di «modernizzarsi» e di farsi accettare dalle società occidentali, più scientifiche, sconvolse le comunità ebraiche dell’Europa orientale. L’idea della reincarnazione fu dunque diffusa e di primaria importanza fino a quel momento, meno di due secoli fa, e, nelle comunità ortodosse e cassidiche, è ben viva ancora oggi. Del resto la Cabala, un’opera di mistica ebraica che risale a migliaia di anni fa, è ricca di riferimenti alla reincarnazione e il rabbi Moshe Chaim Luzzatto, uno degli studiosi ebrei più grandi degli ultimi secoli, nella sua opera Le vie di Dio riassunse così il concetto di gilgul:

Un’anima può reincarnarsi per un certo numero di volte in diversi corpi e in questa maniera può correggere il danno compiuto in precedenti incarnazioni. Similmente può raggiungere la perfezione che non riuscì a raggiungere nelle precedenti incarnazioni.

Nella storia del cristianesimo, scoprii che alcuni riferimenti alla reincarnazione, presenti originariamente nel Nuovo Testamento, erano stati espunti dall’imperatore Costantino nel IV secolo, quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero romano. Probabilmente l’imperatore pensò che il concetto di reincarnazione minacciasse la stabilità dell’impero: i cittadini che ritenevano possibile avere un’altra vita potevano essere meno ligi e osservanti delle leggi di quelli che credevano in un unico Giudizio universale per tutti.

Nel VI secolo, il Secondo Concilio di Costantinopoli ufficializzò l’atto di Costantino, definendo la reincarnazione un’eresia. Come Costantino, anche la Chiesa temeva che l’idea di altre vite precedenti, concedendo ai fedeli più tempo per cercare la salvezza, potesse minare il suo potere. Tutti concordarono che la minaccia del Giorno del giudizio fosse un deterrente necessario per mantenere comportamenti accettabili.

Tuttavia, prima del Concilio di Costantinopoli, nel cristianesimo primitivo, padri della Chiesa come Origene, Clemente Alessandrino e San Girolamo, avevano accettato il concetto della reincarnazione, come pure gli gnostici. Inoltre, nel XII secolo, i catari, in Italia e nella Francia meridionale, vennero perseguitati come eretici perché credevano nella reincarnazione.

Mentre cercavo di riorganizzare tutte le informazioni raccolte, capii che, al di là della reincarnazione, catari, gnostici e cabalisti avevano un’altra idea in comune: quella che l’esperienza personale diretta, che trascende ciò che vediamo e comprendiamo con la nostra razionalità, o ciò che è insegnato dalla struttura religiosa, sia una fonte inesauribile di saggezza spirituale e stimoli potentemente la crescita spirituale e personale. Purtroppo, dato che le pene per convinzioni non ortodosse erano severe, questi gruppi impararono a tenerle segrete. La repressione degli insegnamenti sulle vite passate fu politica, non spirituale1.

Così cominciai a capirne di più sui «perché»: io stesso temevo di poter essere punito per le mie convinzioni se le avessi rese pubbliche. Tuttavia sono convinto che tutti abbiano il diritto di avere accesso agli strumenti per crescere e curarsi e so, grazie alla mia esperienza clinica, che la regressione a esistenze passate può guarire e trasformare la nostra vita. So anche che i miei pazienti diventano «migliori», partecipano più attivamente alla vita sociale e familiare e hanno tanto più da offrire.

Anche dopo la pubblicazione di Molte vite, molti maestri, però, mi aspettavo delle ritorsioni. Mi aspettavo che la classe medica mi ridicolizzasse, che la mia reputazione venisse infangata e persino che la mia famiglia ne soffrisse. I miei timori erano infondati. So, per sentito dire, che qualche collega isolato ha mormorato frasi del tipo «quel povero diavolo di Brian, gli manca qualche venerdì», ma non ho affatto perso amici e colleghi, anzi ne ho guadagnati. Ho anche cominciato a ricevere lettere meravigliose da psichiatri e psicologi di tutto il paese: anche loro avevano avuto esperienze simili, ma non avevano osato pubblicizzarle.

È stata una lezione capitale: ho accettato il rischio di presentare le mie esperienze al pubblico e al mondo accademico e ne ho ricevuto in premio riconoscimento e accettazione. Inoltre ho imparato che la conoscenza non si acquista sempre e solo leggendo studi e ricerche nelle biblioteche, che proviene anche dall’esplorazione delle proprie esperienze. L’intuizione può portare alla conoscenza, entrambe si possono incontrare e alimentare a vicenda. Questo è accaduto a me.

Vi racconto questa storia perché i vostri dubbi – il «tiro alla fune» tra la conoscenza esperienziale e quella intellettuale – potrebbero essere simili ai miei. Molte persone hanno la vostre stesse esperienze e convinzioni, probabilmente più di quante possiate immaginare, e hanno timore di comunicarle per i vostri stessi motivi. Altri potrebbero decidere di esprimerle, ma solo in privato. L’importante è mantenere una mente aperta ed avere fiducia nelle proprie esperienze: non permettete che dogmi e precetti religiosi altrui minaccino la vostra esperienza personale e la percezione della realtà (…).

Dottor Brian Weiss. Oltre le porte del tempo. Rivivere le vite passate per guarire la vita presente.

Correzione relativa alla versione inglese originale: Loto Perrella.


Nota:

Joseph Head and S. L. Cranston. Reincarnation. The Phoenix Fire Mistery (La Reincarnazione: il Mistero del Fuoco della Fenice). Copertina.1 Cfr. Cranston e Head, Reincarnation. The Phoenix Fire Mistery (La Reincarnazione: il Mistero del Fuoco della Fenice), un eccellente studio sulla storia del trattamento politico e sociale dell’idea della reincarnazione in Occidente.